24 a 1,7
La Cina è lontana

Mentre sta per essere smobilitata la Lucchini di Piombino in via definitiva, in quanto, sia chiaro: il piano di riqualificazione industriale dell’area, così come è stato annunciato, sarà già un miracolo se parte , il Centro studi di Confindustria segnala una crescita della produzione industriale nel mese di aprile. L'1,7% in più. Ammesso che questo dato possa considerarsi come un segno della ripresa possibile, ci sono 24 punti percentuali rispetto al periodo pre-crisi da recuperare. Non bastasse, resta da scalare la montagna della disoccupazione, che si è scesa di un briciolo, senza però alterare il dramma giovanile che la investe. Si capisce quindi che il governo insista con le sue misure per facilitare il lavoro, anche perchè se le imprese chiudono, dismettono, o semplicemente se ne vanno, non è che dipenderà solo dalle capacità e dalla voglia di lavorare dei nostri imprenditori. Il contenzioso è serio, perché il governo pieno di buone intenzioni nel voler aiutare le imprese, si è trovato da subito contro la Cgil, che ha accusato il provvedimento del ministro del Lavoro, di introdurre ulteriore flessibilità e precarietà. Secondo Susanna Camusso, 3 anni in prova, sono troppi in un mondo che va tanto veloce e soprattutto, economia e occupazione non si riattivano, “togliendo diritti e tutele a lavoratori”. Conosciamo la risposta del governo e non sappiamo dire se poi le modifiche al testo avvenute in commissione Lavoro della Camera, siano frutto di un compromesso, o un passo falso che si intende correggere al Senato. Tutto questo dibattito sulle differenze fra precarietà e flessibilità è appassionante e pure meno significativo, in quanto, a sorpresa, uno studio dell'International Comparison Program della Banca Mondiale da per acquisito il sorpasso economico degli Usa da parte della Cina, già nel corso del 2014. Si prospettava per il 2019, ma come dice Camusso, il mondo corre veloce. La Cina corre il triplo, per cui mentre gli Usa sono cresciuti del 7,6%, la Cina addirittura del 24%. Fa un certo effetto pensare che un paese ancora comunista nella sua ispirazione politica e ideale, sia corso tanto avanti rispetto al suo antico rivale, ma la ragione del successo non è nell’economia di piano, ma proprio nell’assenza di diritti e tutele con cui il capitalismo cinese si è sviluppato in questi anni. Il capitalismo è una bestia vera, capace di aver bisogno di libertà per svilupparsi in tutte le sue forme, ma anche di appoggiarsi ad una dittatura per crescere ulteriormente. E’ prevedibile, e auspicabile che i lavoratori cinesi conquistino in un medio periodo quelle condizioni di welfare di cui ora sono privi. Questo potrebbe rallentare un po’ la crescita impetuosa del loro paese e stabilizzare l’economia mondiale dove i paesi cosiddetti avanzati, boccheggiano. Il problema è se nel frattempo queste economie occidentali, quella italiana in particolare, non debbano rinunciare ad alcuni dei privilegi e delle tutele che si sono guadagnate. Questo ci sembra sfuggire al dibattito sul lavoro fra Poletti e Camusso, e cioè, che mentre affrontiamo questo tema tanto importante, la nostra economia è stata già schiacciata. Dall’1,7 per cento, in effetti, il 24 della Cina, appare molto lontano.

Roma, 30 aprile 2014